“Carta Abitata” a cura di Silvia Pichi, 2021

Leggera e duttile, universale e amata, la carta è sedimentata nel pensiero e nella percezione tattile del quotidiano, associata alla transitorietà del tempo quanto alla sua attitudine a testimoniarlo. Nelle opere di Fernando Masone, la carta lavorata a mano, obbedisce alle necessità espressive di un artista che ha modificato e messo in gioco assetti fisici, funzioni, configurazioni.
La spinta impetuosa dell’artista, conquistatore della tecnica e sperimentatore, nei confronti dei materiali, lo rende sempre un coraggioso che ama affrontare l’ignoto di sé e dell’arte. La carta di puro cotone può diventare di tutto fra le sue mani nel desiderio di dominarla per rispondere ai suoi gesti creativi e poi rispettarla, quando assume le forme che il caso e la natura della cellulosa delineano ai suoi occhi.

Lo strappo, il colore, la forma, la tessera fanno parte di stesure che nascono e si affinano negli anni con esiti sempre diversi, poetici, evocativi.
Parola, libro, filo, profilo sono temi intrinseci alla materia stessa nell’opera di Fernando Masone.
Nei suoi quadri a mosaico, la tessera di carta per lui rappresenta il libro e l’attitudine umana a incontrarne il valore. Le tessere hanno diversi spessori, una causalità ordinata di moduli sovrapposti e di tinte che lo sguardo della persona può comporre in infiniti brani. Un’arte che un po’ racconta e un po’ no, sulla soglia tra l’immaginario dell’artista e quello di ognuno di noi.
Indagare le sue composizioni significa scoprire nuovi alfabeti. La lettera, la scritta, il verso di una poesia, vivono spazi inusuali di narrazione. In fondo la carta, come strumento di lettura, riflessione e comprensione rimane a lungo cucita nella rilegatura del libro. Nel percorso artistico di Masone parola, filo, polpa di cellulosa sono svincolati da qualsiasi utilizzo e predeterminata necessità. La rilegatura ci stupisce continuamente perché racconta sempre qualcosa di lui, di noi, del mondo che ci appartiene.
Nell’estetica tradizionale del libro ci è preclusa la vista della rilegatura mentre nelle opere di Masone diviene protagonista insieme al bordo intonso della carta. I primi spaghi iniziano a disegnare sul piano costole di libri, ma poi il filo compare nei quadri come elemento speso sul piano, libero e sciolto sulle stratificazioni di carta. L’artista indaga le potenzialità percettive dello spago che predilige perché raccontano il legame nella cultura e nelle relazioni. Legare per Masone è legare nella vita.
Un sannita che, da Pietrelcina in provincia di Benevento, a vent’anni si accosta all’arte ceramica quando arriva a Roma. Affronta le prime personali, con opere materiche e tele a bassorilievo su carta, nella capitale e a Venezia. In laguna giunge proprio per il suo interesse alla Scuola Internazionale di Grafica dove, in questi anni, sperimenta e trasmette il mondo dell’incisione. Dal 1973 partecipa a mostre personali e collettive a Roma, Venezia, Bologna, Torino, Oland, Parigi, Grisignana, Toronto. La sua carta cotone unica è protagonista delle sue composizioni. Dagli anni Novanta l’opera di Masone, apprezzata in Italia, Europa, Canada, Stati Uniti, Cile non poteva passare inosservata a coloro che hanno colto l’enorme valore della sua cellulosa come risorsa per il mondo dell’arte. Nascono preziosissime collaborazioni con artisti come Giorgio Celiberti, Antonio Nocera, Vittorio Basaglia, Paolo Guiotto, Gianmaria Potenza e Maria Lai.

Nelle opere di Masone la ricerca dell’equilibrio cromatico ed estetico giunge ad una narrazione universale che aspira all’eternità. La sua carta sembra registrare sedimentazioni del tempo interiore restituito con l’energia del presente. Confessa dialoghi reconditi e raffinati tra materia, tecnica, gesto. Un processo indispensabile per chi sa ascoltare la storia e le identità dei luoghi per aprire nuovi orizzonti alla quotidianità.